Mi sono presa il tempo per pensare: quante cose sono cambiate!

Potrebbe essere l’incipit di un romanzo, ma credo possa dirsi la ripresa di un filo. Era il 2019 quando con il cuore colmo di entusiasmo mi apprestavo, in punta di piedi, ad iniziare un nuovo cammino professionale. Con l’intento di lasciare il lavoro dipendente, considerando che ci sono decisioni, soprattutto quelle che devono lasciare segni indelebili, che necessitano non solo di sogni ma anche di progetti ben strutturati, perché tutto inizi a quadrare. Sembra paradossale ma non avevo più il tempo per pensare con lucidità. Ma non inabissiamo i ricordi nell’oblio di quell’anno e di quello successivo: siamo qui per volegere lo sguardo altrove e le vele a poppa.

Dover accantonare progetti e propositi viene vissuto spesso come una sconfitta. In questi anni ho maturato un pensiero quasi filosofico: vediamo smacchi laddove invece ci sono semplicemente tempi più dilatati. Anche i giudizi di alcune persone a noi vicine possono portarci fuori rotta: chi vive di frustrazioni e sogni persi può incagliare il procedere altrui, affossare con parole e pensieri i cuori leggeri, quelli che trovano nuove intuizioni perché hanno in dono occhi creativi, capaci di guardare e non solo di vedere. Dedico poche righe per spigare la differenza tra questi due verbi: vedere – dal latino videre – (percepire la realtà attraverso la vista; sfumatura della percezione di sè) e guardare – dal latino guardare e dal franco wardon – (sempre legato alla percezione di sè con un accento più riflessivo, di cura e attenzione) che assume anche un significato più profondo nell’accezione di interazione con altri.

Ancora oggi considero le parole scelte per descrivermi nella porta d’ingresso di questo sito un autoritratto.

“Per quanto imperfetta, ma creativa, amo pensare che chiamarmi guida per passione e indole sia il sentiero migliore. Sentiero? Certo, sentiero e non strada. Questo a volte è faticoso ma sorprendente. Prende via più tortuose ma anche affascinanti. Sono convinta di operare ciò che posso e non idealizzare ciò che non mi appartiene“.

A partire da queste parole vi presento in breve, perché ci torneremo, anche il mio nuovo spazio fisico (ormai quasi pronto).

Lab 55 è una fucina creativa, dove potersi incontrare.

Nasce nella mente e si sviluppa tra i quadretti di un grande block notes. I muri della vecchia merceria “della Bruna” sono stati dipinti color ottanio: in questo modo le irregolarità dell’intonaco delle pareti assumono un fascino storico. Le piastrelle del pavimento sono piccolissime, ma tra le mille righe che le colorano si accompagnano con l’abito dei muri. Spazio, libertà, incontro, confronto, destrutturazione, anticonvenzionalità: tutto questo è una fucina creativa.

Vi aspetterò qui. Incontrare per ascoltare, condividere per elaborare, progettare per vedere meraviglie. Lavorare insieme significa anche creare valore: lo spazio diventa luogo e la conoscenza diventa esperienza. Nel posto in cui vivo e dintorni ancora non esistono ambienti di questo tipo. Probabilmente pensati molte volte, ma mai realizzati per questioni di profitto. Nel cuore sento che la socialità collaborativa è anche formativa. Lo spazio di lavoro in cui ci incontreremo sarà come un laboratorio: metterò a disposizione tutto ciò di cui avrete bisogno, chiedendovi di cogliere questa opportunità per trarne il maggior valore aggiunto possibile.

Cosa caratterizzerà questo nuovo inizio? Un nuovo approccio? Può essere, ma non solo. Innanzitutto la lentezza: prendere tempo. Nella società del “tutto e subito” è necessario rallentare se non addirittura fermarsi. C’è un legame tra lentezza e memoria, così come tra velocità e oblio. Se credo di aver dimenticato, rallento il passo e mi soffermo a pensare. Se voglio dimenticare, velocizzo il pensiero per non cadere nell’oblio. Adesso è necessario disconnettersi per capire l’importanza del pensiero. Per trovare l’equilibrio, coltivare relazioni e creare progetti nuovi, importanti: è necessario dare e darsi tempo.

Così sarà anche in questo contenitore: dare significato al tempo per raccontarsi, conoscersi, condividere emozioni, ricordi, idee, sogni, attimi, simboli, gesti.

Giusto per dare inizio alle danze vi lascio con un primo aggettivo: “bucolico”. Provate a dare corpo e correttezza di significato a questo termine: chiedetevi se un evento o un matrimonio bucolico potrebbe fare per voi. Ci avete mai pensato? Vi incuriosisce questa parola ormai lontana? Come lo immaginate? Tornate a leggermi: vi prometto che ne parleremo.

Intanto bentrovati, ancora.

Accomodatevi e date un’occhiata alle mie proposte: magari potreste scoprire che non siete arrivati qui per caso.

Sono Chiara, bentrovati. Posso essere la vostra guida sul sentiero che scegliete, verso il matrimonio.

Do forma alle vostre proposte, raccolgo le idee che vi appartengono e vi conduco per mano con autenticità.

Per iniziare, lasciatevi incuriosire dai miei servizi:

Consulenza / Relooking / Organizzazione

Chiara Delmenico

Muschio & Talco Mariage